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Tecnologia alleata dell’Hr Gli strumenti digitali utili per chi si occupa di persone

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Nel dibattito sull’intelligenza artificiale applicata all’Hr, si parla spesso di rischi: processi disumanizzati, feedback automatizzati, selezioni opache. Eppure, esistono già soluzioni capaci di migliorare concretamente il lavoro di recruiter, formatori e manager delle risorse umane. A patto che siano utilizzate con criterio e consapevolezza. I software di talent acquisition di ultima generazione utilizzano algoritmi semantici per analizzare i Cv, suggerire candidati in linea, redigere job post personalizzati e persino generare domande per il colloquio. Automatizzano attività ripetitive come lo screening e il calendario dei colloqui, liberando tempo per ciò che conta: la relazione. L’obiettivo? Velocizzare il processo senza sacrificare la qualità dell’esperienza umana.

C’è poi il tema dell’assessment delle soft skill. Per conoscere davvero le persone, non bastano competenze tecniche. Oggi è possibile somministrare test digitali su centinaia di tratti relazionali, cognitivi e motivazionali. I risultati vengono restituiti attraverso report dinamici e suggerimenti personalizzati di sviluppo (video, podcast, corsi). Questi strumenti sono utili nella selezione, ma anche per mappare il potenziale interno e orientare la formazione. Infine c’è il settore della formazione dove piattaforme e-learning evolute offrono percorsi personalizzati, micro-learning mobile, gamification e community interne. L’utente può accedere in autonomia, ricevere notifiche, accumulare badge e partecipare a sfide formative. I dati raccolti servono a calibrare contenuti e premi, ma anche a valutare l’efficacia dei percorsi. 

Queste tecnologie non funzionano da sole. Servono policy chiare, governance condivisa e cultura organizzativa aperta all’innovazione. L’Ia può aiutare a costruire un Hr più efficiente e umano. Ma solo se si parte dalle persone.