La flessibilità oraria è un tema sempre più attuale nella scelta di un nuovo posto di lavoro. In particolare i giovani sono molto sensibili a questo argomento quando devono sostenere il colloquio di lavoro, spesso più che la retribuzione pongono come prima domanda l’estensione giornaliera e settimanale gli orari. Recentemente è tornata alla ribalta anche la possibilità di applicare la settimana corta, in una chiave di salute del lavoratore. Ad esempio una recente ricerca svolta in Australia ha dimostrato che la settimana lavorativa di 4 giorni ha migliorato la salute di 300 dipendenti ai quali gli scienziati avevano fatto indossare un fitness tracker 24 ore al giorno per 13 mesi.
Nel biennio 2019-2021, caratterizzato dal periodo pandemico, molte aziende hanno svolto le attività lavorative in smart working rivoluzionando le dinamiche del lavoro. Oggi le nuove generazioni non sono più disposte a rinunciare ai benefici della vita privata a totale discapito del tempo lavorativo e, proprio per questo motivo, sempre più imprese stanno adottando politiche di flessibilità oraria per soddisfare le richieste dei propri collaboratori.
Con lavoro flessibile si intendono modalità alternative alle forme tradizionali che le aziende offrono ai propri dipendenti per quanto riguarda orari e luoghi di lavoro. L’innovazione digitale che ha permesso l’affermazione del fenomeno ha condotto anche a una maggiore libertà del dipendente, che può decidere il quando e il dove poter lavorare.
«Dare fiducia e responsabilizzare le persone è la chiave per fare in modo che i dipendenti performino nel modo giusto – sostiene la Dr.ssa Nadia Longoni, HR Manager di Ar-Tex S.p.A. – bisogna cambiare la modalità di concepire il lavoro: non è importante solo il cosa fai, ma anche la definizione di un obiettivo da raggiungere e la modalità potrebbe essere indifferente».
Esistono diverse possibilità di lavoro flessibile: smart working e lavoro ibrido sono gli esempi più calzanti, ma possono essere inclusi anche part-time e freelance. Ma come scegliere? «Vince l’azienda che ha il coraggio di offrire flessibilità e turni ad hoc– dice la Dr.ssa Longoni – la personalizzazione in cluster sulla base delle esigenze omogenee in un gruppo eterogeneo, per esempio, potrebbe essere vincente».
La possibilità della flessibilità oraria di conciliare vita lavorativa e personale si sta rivelando un beneficio sia per le persone che per le aziende: favorisce una maggiore soddisfazione professionale aumentando il livello di attrattività e produttività. Uno dei maggiori vantaggi per le aziende consiste nel miglioramento del proprio employer brand, cioè della reputazione del datore di lavoro e dell’ambiente aziendale aiutando a mantenere e attrarre nuovi talenti. «La flessibilità oraria è un’esigenza che emerge in maniera molto forte nei colloqui –conferma la Dr.ssa Longoni – è un passaggio culturale che prima o poi sarà obbligato e i messaggi che arrivano dalle nuove generazioni vanno assolutamente colti».
I report sull’orario flessibile che illustrano i vantaggi dell’elasticità delle ore lavorative sono sempre più numerosi. Come evidenziato dallo studio del Randstad Workmonitor 2023 in Italia la flessibilità oraria è un tema rilevante per l’83% degli italiani: divenuto un elemento irrinunciabile, la mancanza di flessibilità è considerata sufficiente per rifiutare un’offerta. Il 33% degli intervistati afferma anche di aver lasciato il precedente lavoro perché non si adattava alla propria vita personale (39% tra i 18-24 anni). Il fattore più importante è l’equilibrio con la vita privata per il 96% del campione esaminato, la retribuzione al 95% e la sicurezza al 91%.
Il nuovo obiettivo è creare un’esperienza lavorativa che ponga il dipendente al centro ripensando il classico posto di lavoro senza intaccare la produttività. Le aziende devono adeguarsi al fatto che la forma di lavoro tradizionale non è più l’unica possibilità. «Utilizzare queste modalità non significa lavorare con superficialità – commenta la Dr.ssa Longoni – le nuove generazioni hanno modalità più smart di lavorare, molte aziende sono ancora legate alla gestione tradizionale dell’orario quando in realtà si potrebbe essere molto più flessibili nelle gestioni».
Tra le possibili soluzioni ancora una volta la tecnologia svolge un ruolo cruciale. Gli strumenti digitali come cloud, app e la digitalizzazione dei file nei software possono rendere il lavoro da remoto molto più fruibile verificandone le performance.